1980. Un minuto e 20 secondi di terrore

Avevo poco più di 8 anni quella fredda sera di domenica 23 novembre 1980. A Grassano (Basilicata) ero a casa, seduto in cucina guardavo la televisione, i miei due fratellini giocavano vicino a me, mentre  mia madre stirava alle mie spalle.

 

All’improvviso, verso le 19.30 circa, sentii un boato che cresceva sempre più d’intensità, non capivo cosa stesse succedendo, finché le suppellettili della cucina cominciano a vibrare.

 

Sentii mia madre gridare: “Mio Dio! Il terremoto!”. Poi ci afferrò tutti e tre. Ci strinse forte a sè. Mio padre entrò subito in cucina e ci trascinò giù per le scale. Mentre percorrevamo i due piani che ci separavano dal portone d’entrata vedemmo ondeggiare le scale,  sembravano quasi danzassero. Giunti in strada il boato cessò e fu sostituito da un silenzio innaturale. Il terremoto era finito!

 

Dopo pochi minuti la strada si riempì di voci di madri agitate per i figli che non erano ancora rientrati, di pianti e di gente in pigiama infreddolita e spaventata. Mentre sulle facciate di alcuni  palazzi già si vedevano, alla luce scarna dei lampioni, profonde lesioni.

 

Dopo un pò, a causa del gran freddo, risalimmo in casa. Quando entrammo nel nostro appartamento i lampadari ancora ondeggiavano, alcune suppellettili erano cadute a terra, tutto sembrava spostato, anche i mobili più pesanti. Intanto la televisione, ancora accesa, trametteva canzonette. Solo un’ora più tardi le trasmissioni sarebbero state sospese per dare l’annuncio che si era verificato un terribile terremoto in Irpinia e in Basilicata che, si apprese solo dopo diverse settimane, che aveva causato morti e feriti e distrutto diversi centri abitanti.

 

Quella sera noi bambini dormimmo nel lettone dei nostri genitori, ma fu un sonno agitato. A causa delle scosse di assestamento, ci svegliammo molte volte in preda alla paura.

 

Al mattino sorse un sole pallido e freddo che illuminò un paese in preda alla confusione più grande. Gran parte del centro storico del paese era inagibile, le scuole chiuse, il Comune e tutte le chiese erano gravemente lesionate ma, fortunatamente, non vi era nessun morto.

 

Innocenzo