2018. Noi, Kairos e l’incontro con l’Arcivescovo di Firenze

Riflessioni di Giusi e Innocenzo

 

Venerdì 23 febbraio 2018 era una sera freddissima e piovosa, senza una stella, eppure in una notte così gelida è avvenuto qualcosa di bello.

 

Quella sera, su richiesta del parroco don Andrea Bigalli, nella parrocchia di Sant’Andrea in Percussina di Firenze, Innocenzo, Carlo, Matteo B., Alberto e Giusi hanno rappresentato i cristiani LGBT del gruppo Kairos, nell’incontro fra le realtà parrocchiali della parrocchia con l’Arcivescovo di Firenze Betori giunto in visita pastorale. Dopo la cena a buffet si è svolto, all’interno della chiesa, il confronto-dialogo con il cardinale.

 

La prima parte è stata dedicata da don Bigalli alla presentazione dei numerosi gruppi che animano la parrocchia.

Per introdurli, Andrea ha usato una bella citazione da Paolo Conte: “Si nasce e si muore soli. Certo in mezzo c’è un bel traffico…”. Il termine “traffico” esprime bene il movimento e il fermento che animano la vita della parrocchia di Sant’Andrea in Percussina. Vita fatta di tanta solidarietà verso l’emarginato e il diverso, chiunque appartenga a queste presunte categorie.

 

Innocenzo ha presentato in modo toccante il cammino del gruppo Kairos, tanto da colpire l’attenzione dei presenti. Ha ricordato che “il gruppo Kairos è nato più di 15 anni fa dopo il suicidio di un ragazzo gay, disperato perché non riusciva a conciliare la sua fede con la sua omosessualità.

Nei mesi successivi a quell’evento tre ragazzi gay s’incontrarono per caso e si chiesero disperati “possibile che per noi la chiesa non abbia da dire nessuna parola di accoglienza e di misericordia?”.

Decisero così di creare un gruppo che potesse essere un luogo di accoglienza e di cammino per i cristiani LGBT. Il cammino del gruppo all’inizio avvenne nel deserto e quel deserto era la diocesi di Firenze. Poi incontrammo don Andrea, pastore che “ha l’odore delle pecore” e la sua parrocchia che è per noi “un ospedale da campo dopo una battaglia”, ma molto prima che arrivasse Papa Francesco.

Tante persone sono passate da Kairos in questi anni ed hanno fatto esperienza di riconciliazione in questo luogo. Ricordo ancora un ragazzo di 24 anni che giunse a Firenze dalla Svizzera italiana. Voleva ardentemente conoscere un gruppo di cristiani Lgbt accolto in una parrocchia “alla luce del Sole”.

Ricordo che la domenica venne con noi a messa in parrocchia da don Andrea. Si mise in fondo alla navata. Era stato allontanato alcuni mesi prima dal suo parroco, dopo che che gli aveva detto che era omosessuale. Ma pur avendo sofferto tantissimo non riusciva a troncare con la sua chiesa.

Io ero al suo fianco e lo vidi illuminarsi mentre ascoltava le parole dell’omelia di don Andrea che, quel giorno, parlò “dell’importanza di essere semplicemente così come il Padre ci ha creati”. Al momento della comunione, titubante e con gli occhi lucidi, dopo mesi di lontananza si riavvicinò all’eucarestia.

Poi, a celebrazione conclusa, volle incontrare e fece un lungo, lunghissimo, colloquio con don Andrea. Fu così che riconciliato e pieno di speranze ricominciò il suo cammino di fede, finalmente in pace.

Per questo motivo noi di Kairos consideriamo questa parrocchia come la nostra casa, anche se in questi anni ci hanno spalancato le loro braccia ed accolto con amore tante altre parrocchie, conventi e comunità fiorentine.

La Parrocchia di S. Andrea rimane il luogo di cammino e di accoglienza per quanti sono in ricerca, e sarebbe importante che tutte le nostre chiese siano sempre più simili a questa comunità parrocchiale e non dei templi pieni di ori e di  incensi, ma poi in fondo freddi e vuoti.

Nella parrocchia di S. Andrea invece sappiamo che, ogni volta che entreremo in chiesa, troveremo ad accoglierci sull’altare il crocifisso con le sue braccia spalancate che, seppur inchiodate saldamente alla croce, sapranno sempre abbracciarci attraverso le braccia del suo parroco e della sua comunità”.

 

Come gran parte dei cristiani LGBT di Kairos sa, nel tempo abbiamo incontrato indifferenza, se non ostilità nel tentativo di aprire un canale di dialogo con il nostro vescovo e la curia fiorentina. Non posso sapere come l’arcivescovo Betori abbia reagito alle parole di Innocenzo. In ogni caso il suo atteggiamento è stato più umile e di ascolto rispetto al passato.

 

Nella seconda parte dell’incontro ha, infatti, risposto con sincerità alle domande che gli sono state poste.

 

La sua visione del fenomeno fede rimane molto razionalistica, privilegiando l’oggettività a qualsiasi forma di soggettivismo emotivo che ci possa essere nello stesso discorso fideistico.

 

(A mio giudizio la fede, tuttavia, non può prescindere dal cuore, quel cuore di cui parlava Pascal). Ma il vescovo si è mostrato, con nostra sorpresa, sorridente, disponibile e sufficientemente empatico, rispondendo a domande sulla sua vocazione, sui suoi rapporti con la città di Firenze e con le varie figure di Papi conosciute. Questo ha dato rilevanza alla serata.

 

Come ha detto don Bigalli al termine, ora Betori deve essere conseguente anche alle parole dell’Amoris Laetitia che ha fatto proprie. D’ora innanzi accoglienza e accompagnamento dovranno essere termini palesi e non più nascosti dell’agire all’interno della parrocchia e nella chiesa fiorentina. Verso chiunque.

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