Portogallo on the road

Giorno 1
Italia – Lisbona

Indossiamo scarpe comode e via: tutti pronti a visitare a piedi questa fantastica città.

Lisbona ha dei quartiere in piano come la Baixa e altri totalmente arroccati con viuzze strette quali il Barrio Alto o la zona pittoresca e antica dell’Alfama

Saliamo al Chiado, uno dei quartieri più caratteristici di Lisbona, magari prendendo l’ascensore costruito da Eiffel (sì proprio quello della torre a Parigi!). Lì visitiamo la chiesa do Carmo, in stile gotico e senza tetto.

Dopodichè saliamo sul vecchio mitico tram 28 che attraverso scorci fantastici e pendenze non indifferenti ci condurrà a Graça, una delle parti più alte della città. Da lì ci godiamo il panorama dal miraduro Senhora do Monte e/o Graça, poi scendiamo verso L’Alfama, il quartiere più antico e forse più affascinante della città, l’unico ad essere sopravvissuto al terremoto del 1755… e all’Expo del 1998. E’ un intrico di viuzze, tetti rossi e azuleijos ed è l’anima popolare di Lisbona. Qui il sabato c’è la Feira da Ladra, il celebre mercatino delle pulci.

Tramonto al Miradouro (belvedere) di Santa Caterina, Adamastor.

Dopocena, possiamo dedicarci al vagabondaggio notturno tra Bica e Bairro Alto, altro quartiere pieno zeppo di localini con musica dal vivo.

Lisona città di esploratori, che da qui sono partiti alla volta delle Indie circumnavigando l’africa. Vasco De Gama è partito proprio da Belém, un quartiere di Lisbona che si affaccia sull’oceano Atlantico, proprio sulla foce del fiume Tago: insomma non c’è da sorprendersi se Lisbona è stata per secoli il maggior punto di comunicazione e commercio tra l’europa occidentale e il resto del mondo!

 

Giorno 2
Lisbona – Cabo Espichel – Evora (190 km)

In auto partiamo verso il sud del paese, lasciando Lisbona dal ponte 25 Abril, quello più a ovest, che è il Golden Gate portoghese.

In circa mezzora lasciamo l’autostrada per raggiungere Cabo Espichel. E’ una lingua di terra desertica a picco sull’oceano che nel XIII secolo divenne famosa per un’apparizione della Madonna. Nei secoli successivi diventò una meta ambitissima dai pellegrini di tutta Europa. Ma anche i pellegrinaggi subiscono l’influsso delle mode e adesso il luogo appare abbandonato, c’è solo il vento, che soffia impetuoso sulle pareti della chiesa monumentale del XVIII secolo. Forse saremo gli unici visitatori, e questo non farà che aumentare il fascino di questo luogo.

Proseguiamo poi verso Evora, il capoluogo della regione che ci apprestiamo a visitare, l’Alentejo.

Alentejo = Alem do Tejo, tradotto dal portoghese vuol dire “Oltre il Tejo”, il fiume. José Saramago nel suo “Una terra chiamata Alentejo” ha scritto che:

“La cosa più abbondante sulla terra è il paesaggio. Anche se tutto il resto manca, di paesaggio ce n’è sempre stato d’avanzo, un’abbondanza che solo per un miracolo instancabile si spiega, giacché il paesaggio è senza dubbio precedente all’uomo e nonostante ciò, pur esistendo da tanto, non è esaurito ancora”.

E’ vero. Ma non del tutto perché in Alentejo oltre il paesaggio ci sono tante cose meravigliose. Per esempio prima di entrare a Evora ci fermiamo ai Megaliti, un sito preistorico così vecchio che in confronto

Stonehenge è nuovo nuovo. Al Cromlech di Os Almedres, immersi in un boschetto di querce da sughero, c’è una serie di 92 menhir e dolmen posti a semicerchio in una radura. Cosa sono? E chi lo sa! Gli esperti sostengono sia una sorta di calendario astronomico. Ma chi può dirlo?

Finalmente entriamo nella città di Evora, che è una delle più belle del Portogallo. Dagli antichi romani (Giulio Cesare l’aveva battezzata Liberalitas Julia), ai visigoti, agli arabi, alla Santa Inquisizione, tutti sono passati di qua… e ora ci veniamo pure noi.

Un bel giro a piedi per il centro di Evora ci porta a scoprire i suoi monumenti: la cattedrale, il tempio di Diana del II secolo e dentro la chiesa di Sao Francisco la Capela do ossos decorata con teschi e ossa varie a testimonianza di un culto dei morti molto “vivo” in Portogallo. Poi ci perderemo per le stradine della città tra palazzi che testimoniano una certa nobiltà agricola. Qui il bello è sedersi al tavolino di un bar e godersi l’animazione delle piazzette locali.

 

Giorno 3
Evora – Castelo de Vide  – Marvao  – Estremoz – Evora (250 km)

Oggi, con calma, andiamo a visitare qualche “paesino bianco”. Siamo sulla linea di confine con la Spagna, che nel Medioevo ogni tanto sferrava un attacco ai Portoghesi. Per questo motivo vedrete una teoria infinita di fortezze costruite  sulle alture a scopo difensivo. Il tutto funzionava! Il Portogallo dal 1300 ad oggi non ha mai variato i suoi confini, se non di pochissimo. All’ombra di queste fortezze sono sorti villaggi, più o meno grandi, nello stile tipico della regione, ovvero totalmente imbiancati a calce.

Visitiamo prima Castelo de Vide passeggiando per le sue stradine medioevali piene di fiori (qua sport locale è il concorso della più bella strada fiorita) fino alla Judaria, il bellissimo quartiere ebraico.

Poi andiamo a Marvao, un nido d’aquila a 900 metri slm (altezza rara da queste parti). Le mura del suo castello si fondono così bene con la roccia della montagna che a volte è difficile distinguere dove finisce la natura e inizia l’architettura. Percorriamo il sentiero di ronda che fa il giro del borgo e poi visitiamo il castello.

Infine arriviamo a Estremoz, che è un’altra meraviglia. La cittadina si divide in una parte bassa, a cui si accede attraverso imponenti bastioni del XVII secolo, che si anima attorno al suo bel mercato, ed una parte alta, il vecchio quartiere medioevale dove c’è il Castello. Gran parte di questo castello è stata ricostruita dopo che nel XVII secolo esplosero accidentalmente tutte le munizioni dell’armeria. Ma: 1) l’hanno ricostruito bene e 2) non ce le tengono più. Quindi potete visitarlo tranquillamente. Ai piedi del castello c’è un’antica pousada, la Rainha Santa Isabel, che era una residenza reale. Potete entrare nel bar e vedere il luogo dove re Manuel consegnò a Vasco de Gama in partenza per le Indie (quelle vere!) la bandiera portoghese da portarsi in viaggio. Tutte le case di Estremoz, imbiancate a calce, al tramonto sembrano infuocarsi. Ci godiamo lo spettacolo e poi torniamo a dormire a Evora.

 

Giorno 4
Evora – Monsaraz – Mertola (210 km)

Oggi guidiamo verso sud fermandoci a visitare l’antica cittadella di Monsaraz, dove sembra davvero di essere sul set di un film ambientato nel Medioevo: non si vede un solo cavo elettrico o antenna televisiva!

Poi, guidando attraverso la campagna Alentejana, arriviamo a Mertola, una vera e propria città-museo in posizione incantevole lungo il rio Guadiana. E’ famosa per essere una cittadina che ha mantenuto nell’architettura le sue doppie origini: araba e cristiana, a differenza per esempio di Evora dove i gesuiti rasero al suolo tutte le costruzioni edificate dai mori. Il castello fortificato di Mertola mantiene le migliorie effettuate dagli arabi ai tempi delle invasioni, la chiesa Matriz è un raro esempio di moschea trasformata in chiesa cattolica e ne conserva la struttura.

La sera tutti a cena in qualche osteria semplice, in cui si apprezzano il pane e per il formaggio di pecora locali.

 

Giorno 5
Mertola – Tavira (95 km)

Oggi entriamo in Algarve, nome coniato dai moriscos. Il significato della parola era “ovest” e serviva a distinguere le terre conquistate della parte sud del Portogallo da quelle dell’Andalusia. E’, come sapete, una regione molto turistica perché c’è un bellissimo mare. Cercheremo di visitarla bene, evitando i posti preferiti dal turismo di massa, quelli infestati da cemento e brutte canzoni dance, e preferiremo i luoghi più autentici.

Arriviamo al mare e precisamente a Tavira, una bella cittadina (ovviamente bianca) su una ria, una laguna interna separata dal mare da una sottile e lunghissima striscia di isolette sabbiose.

Punteremo subito sulla Ilha de Tavira, un’isola che si trova a 2 km dalla città. Lì lasceremo le auto e saliremo su piccole barche che in pochi minuti attraverseranno la laguna. Dall’altra parte troveremo bellissime spiagge di sabbia bianca come Praia do Barril.

Poi serata a Tavira, cena di pesce magari all’Antigo Mercato che è pieno di ristorantini e bar dove fare cena e dopocena.

 

Giorno 6
Tavira – Sagres – Parco Naturale del Sudoeste Alentejano (200 km)

Oggi risaliamo in macchina alla volta di Sagres, la punta occidentale del Portogallo, la città di Enrico il

Navigatore. Fu qui, nella Fortaleza, che visse e morì. Qui siamo in pieno Parco Naturale del Sudoeste

Alentejano, un enorme parco lungo ben 100 km istituito nel 1995 che è servito molto bene ad interrompere l’edilizia selvaggia in questa parte dell’Algarve. Qui i paesini sono pochi e veri, si fa surf e si prende il sole sulle bellissime spiagge.

 

Giorno 7 e 8
Parco Naturale del Sudoeste Alentejano

Dedichiamo questi giorni all’esplorazione delle spiagge della zona da Sagres e cabo Sao Vicente, fino a Sines. Sono spiagge magnifiche, tutte diverse per dimensione, ambiente, condizioni del mare, e soprattutto non affollate. Se invece decidiamo che del mare non ce ne frega niente o che magari non è il periodo giusto ce ne andiamo al punto più orientale di Europa: Cabo das Rocas, giusto un’oretta da Lisbona. Tira vento ma il faro sulla scogliera è molto suggestivo. Se strizzate l’occhio e usate molta immaginazione riuscirete a vedere l’America! A Cabo das Rocas si può abbinare anche una visita di Sintra, una cittadina che sembra essere uscita da un libro di fiabe… Ci sono castelli, giardini, fortezze e addirittura una torre al contrario!

 

Giorno 9
Rientro a Lisbona

E infine rientriamo a Lisbona dal ponte  Vasco da Gama. La città ci riappare in tutte la sua bellezza!  Rientriamo in città e prendiamo un battello per andare dall’altra parte del fiume, per cenare con tutta la città illuminata davanti.

Finiamo di esplorare la città e tocca alla parte della Baixa: da Rossio passeggiamo fino alla Praça do Comercio, una piazza gigantesca che affaccia sul fiume Tejo. Con il tram percorriamo l’Avenida delle Indie e arriviamo a Belém, e qui la città si trasforma. Ogni mattonella ci parla delle scoperte portoghesi del ‘500. Proprio da qui salpò Vasco da Gama nel 1497, per esplorare l’oceano e capire se riusciva ad arrivare in India via mare, circumnavigando l’Africa. Da vedere ci sono un sacco di cose: il Monastero dei Jeronimos, la torre di Belèm, il monumento ai naviganti, il CCB (centro culturale con vari musei), il giardino di Ultramar con tutte le piante provenienti dalle ex-colonie e dulcis in fundo la Pasteleria di Belém con i pasteis de nata più famosi di tutto il Portogallo! Pasticcini deliziosi di pasta sfoglia e crema pasticcera e cannella al quale aggiungono un ingrediente segreto, che è appunto segreto.

 

COSA SORSEGGIARE A LISBONA

La Ginja è un liquore alle amarene, fatto semplicemente mettendo in infusione le amarene nell’alcool: semplice e buono. Tipico di Lisbona si beve in un bicchiere da shot ma se buttarlo giù tutto insieme o degustarlo lo decidete voi.

LOCALI CONSIGLIATI:

  • Casa do Alentejo: frequentato da molti turisti, è vero, in una via di ristoranti turistici, ok, ma veramente bello! Sembra di cenare dentro l’Alhambra. Cucina Alentejana (sud del Portogallo). Rua das Portas de Santo Antao, 58.
  • O Beco: trattoria semplicissima, quasi triste, in un vicoletto dell’Alfama, si distingue per l’altissima qualità del cibo preparato lì per lì da due anziane signore. Beco Espírito Santo, 9.

Ponto final, si prende un battello si attraversa il fiume e si cena con tutta Lisbona davanti. bellissimo. Accanto Atirate ao Rio, uguale ma versione brasiliana. Attenzione all’ultimo battello per tornare, intorno all’1, mi pare.

  • Calçada Santana: una stradina piena di ristorantini e semplici e bettole varie, anche etnici. meglio a pranzo.
  • Principe do Calhariz: bisogna giungere in Largo do Chiado e da lì salire su a destra nella via Calcada do Combro e dopo 10 minuti a piedi lo trovate sul lato destro della strada. Fanno ottimo pesce e carne alla brace e i prezzi sono ottimi. Prendete i gamberoni grigliati (ve li portano infilzati su uno spiedone con una salsa di burro ottima). Il loro Bacalhau ao principe è imperdibile. Calçada do Combro 28.
  • Tronco: Locale stretto e lungo, dove si magia Sopa, si serve un piatto unico e si beve al prezzo fisso di 9 euro. Rua das portas de Santo Antao 147.